Aggiornamento 18enne. Ha lasciato la squadra di serie D in dicembre, appena prima di compiere i 18, anche se era bravo e presto avrebbe esordito. Dopo due mesi di allenamento serale quattro volte alla settimana, partita al sabato, convocazione la domenica, in pratica non faceva nient'altro, dormiva in classe e si è trovato cinque insufficienze in pagella.
Ha fatto tutto da solo, decidendo che la strada calcistica non è la strada della sua vita, e dopo tanti anni di lavoro ad alti livelli è tornato a giocare nella squadretta di quartiere, con gli amici di quand'era bambino, quelli con cui è cresciuto grazie a un allenatore che li prendeva sul serio.
Non gioca nemmeno più in porta, il mio portierone, ma fa il difensore con sprazzi da punta, e segna pure.
Ha deciso di recuperare e che vuole superare la maturità classica, senza perdere un anno.
Ha iniziato a studiare seriamente.
La sua morosa, che ha due anni più di lui ed è all'università, fa il tifo e lo sostiene.
Si sta facendo aiutare da chiunque: sua sorella matematica, compagne e compagni, amici universitari. Tutti gli vogliono bene e lo aiutano, anche quelli che non considerava tanto nella sua classe.
Sono appena rientrata e l'ho trovato giù in studio con le sue due migliori amiche. Mi ha detto "sto sclerando", e la sua compagna, con un gran sorriso, "è diventato bravo".
L'hanno ammesso nel CDA della Onlus per cui si spende da anni.
Non so, io spesso lo prenderei a scarpate in testa; con le qualità che si ritrova mi sembra che si sia preso proprio in extremis per cominciare a far sul serio. Ma tant'è, si vede che doveva maturare. Le scelte che ha fatto sono sempre state solo sue.
Speriamo. E incrociamo le dita.