io inizialmente pensavo che il kennel fosse una grande trovata ed ero felicissima di poter contare su questa "sicurezza" in più che mi avrebbe aiutata nei momenti di assenza...ma tutti i miei bei castelli in aria sono crollati non appena ho visto le reazioni di nala dentro al kennel

un disastro completo. pianti, abbai, mugugni, grattate sulle pareti, morsi...se avessi insistito un po' di più forse si sarebbe abituata, ma anche secondo me si sarebbe trattato di rassegnazione. quindi dopo qualche tentativo ho lasciato perdere, sentendomi pure colpevole per il mio fallimento.
ho cominciato poi a riflettere sulla questione kennel quando ho visto come si comportava nala quando noi non c'eravamo: libera di muoversi tra corridoio/cucina/bagno, non ha MAI fatto un danno. certo, ciabatte mangiate a volontà, ma niente che non fosse "colpa" nostra.
insomma, mi sembrava che la sua dimensione fosse comunque adatta a lei, kennel o non kennel. c'è poi da dire che nala non ha mai cercato una cuccia. lei dorme dove capita, se le metto i cuscinoni li snobba e si stravacca dove capita. non mi pare abbia mai avuto bisogno estremo di un ambiente ristretto o protetto, ecco.
anche a me viene da pensare che, in fin dei conti, il kennel rimane un metodo coercitivo. non a caso, in tutti i manuali che ho letto viene esplicitamente suggerito di "ignorare" i latrati del cucciolo che piange quando ci si trova dentro, finché non smette.
anche i bambini che piangono disperati, di notte, se non riescono a suscitare reazioni prima o poi smettono...ma certamente non perché si sentano soddisfatti nelle loro richieste, anzi, tutto il contrario.