eccomi... sono quasi tutto qui dentro...
CONFESSIONI DI UNO SCRITTORE
Scrivo perché amo le parole. Mi piace leggerle a voce alta. Adoro la loro musicalità, la melodia che formano inseguendosi.
Scrivo per crearmi un mondo solitario, per sfuggire agli sguardi degli "altri". Per illuminare il buio che mi avvolge.
Scrivo per noia. Non ho verità da rivelare, non ho vissuto esperienze degne di nota. Posseggo soltanto la mia banalità, la ritmicità dei giorni che si susseguono pigri.
Scrivo principalmente per me stesso. Per piangere rileggendomi.
Scrivo essenzialmente di me stesso. Della soffusa malinconia che mi segue ammiccante. Del pungente dolore che mi accompagna strisciante. E della leggera follia che mi è ormai amica fedele.
Scrivo perché sogno fantasmi. Perché la notte, tornando a casa, vedo un esercito di folletti che mi saluta festoso dal bordo della strada. Perché, forse, vorrei essere uno di loro e, al buio, appostarmi in una curva, aspettare che passi una macchina e all'improvviso saltare fuori e mettermi a ballare allegro una danza di mille colori, che nessuno, probabilmente, potrà capire.
Scrivo perché sono nessuno. E mi piace esserlo. O perché sono tutto, ma lo so soltanto io. Perché mi sento infinitamente piccolo di fronte ad una formica, ed infinitamente grande nei confronti di una montagna.
Perché soffro quando il giorno finisce, ma sono felice che venga la notte.
Scrivo per le mie mille contraddizioni, per il vento che fa muovere gli alberi, per la pioggia che bagna i ricordi.
Perché questa sera, chiuso nella mia camera, mentre Sasha si lascia coccolare, mi sento enormemente vivo, ma insieme infinitamente vuoto.
Per l'emozione che provo nel far suonare le note "ti amo", per il terribile desiderio che mi lega alla parola "morte".
Perché non passa giorno nel quale non stia male, ma anche perché non passa giorno nel quale io non sia felice.
Scrivo perché amo la vita, ma se non ci fosse il dolore mi sentirei immensamente solo. Per l'enorme desolazione che provo guardando il tramonto, per la colorata gioia che mi da un sorriso di mia nipote.
Scrivo perché io sono così, perché i miei giorni, pur banali, contengono mille sensazioni, che si annidano nelle piccole cose. Ed è meraviglioso saperle trovare.
Scrivo, forse, soltanto perché non sono ancora stanco di camminare. E lo voglio urlare al mondo.