http://www.ilmessaggero.it/articolo.php?id=122199Questo articolo trovato oggi è apparso sul messaggero.
Io mi domando sto pseudo giornalista cosa diavolo conosce dei cani.
A voi i commenti!
Critica dell'animalismo
Dappertutto, in ogni giornale e ogni canale televisivo, e in moltissimi siti Internet, si leggono parole e si vedono immagini “animaliste”, che invitano a ritenere gli animali quasi-persone e in particolare apprezzano l’animale detto cane. In un sito Internet ho incontrato persino un testo dal titolo “Ode al cane”, e in tutte le immagini di famiglia che ci offre la pubblicità televisiva il cane non manca mai, come se la sua presenza fosse un elemento necessario; genitori, figli... e cane: così si compone o dovrebbe comporsi la famiglia umana.
L’“altra campana”, cioè l’antianimalismo, o meglio il non-animalismo, sembra che non esista, o appartenga a oscuri individui selvaggi di cui non si cita né si riporta mai, dico mai, né in giornali e riviste né in tivù né in siti Internet o altrove, il punto di vista. Esiste e opera una vera e propria censura preventiva, come ai bei tempi della storia umana, che blocca in partenza l’espressione di una verità diversa da quella che deve assolutamente dominare. Io stesso mando lettere non-animaliste ai giornali senza che vengano mai pubblicate.
Stando così le cose, esorto qui tutti i mezzi di comunicazione a cambiare atteggiamento e a non essere chiusi verso chi la pensa diversamente dalla maggioranza o da quella che sembra essere tale, sia riguardo al tema specifico degli animali sia in generale.
A mio avviso gli animali non hanno affatto la sensibilità e l’intelligenza che attribuiscono loro molte persone, per quella che personalmente reputo una singolare aberrazione e follia del nostro tempo. L’animale ha istinto, non coscienza; è “programmato” da madre natura o da Dio per fare certe cose e quindi le fa, ma non è “programmante” e cosciente di farle. L’animale non sa nemmeno di esistere, è privo di vita soggettiva, di io, di centro senziente e pensante. Possiede vita organica, non vita psichica. Non prova gioie e dolori, affetti e sentimenti. A volte si muove e si atteggia come se li provasse, ma non li prova, come un attore sulla scena.
Quindi non ci si preoccupi dei tori delle corride o dei cavalli del palio di Siena come se in tali manifestazioni avvenissero omicidi o sevizie analoghi a quelli che possono colpire le persone. Né si manchi di rispetto, pretendendo verso gli animali riguardi eccessivi e ridicoli, a tutte quelle epoche e società (quasi tutte quelle esistite tranne la nostra) che trattando gli animali da bestie e non da persone non hanno commesso alcun reato o ingiustizia ma hanno semplicemente dimostrato maggior saggezza dell’umanità recente. L’umanità occidentale recente è svirilizzata dal benessere e succube delle impressioni esterne, affetta da infantilismo, animismo, panpsichismo, estetismo; in un mondo privo di austerità e pieno di cartoni animati, pupazzetti e melensaggini, tutti vezzeggiano cuccioli e bestiole e si appagano di sensazioni di morbidezza e tepore animale, in una vita sempre più lontana dall’interiorità, da grandi passioni, dalla spiritualità, dal pensiero.
Il cane, in particolare, oggi enormemente e assurdamente “amato” e sopravvalutato, è un animale fastidioso, fonte di tensione e disagio tra le persone. Il cane è il miglior amico dell’uomo ma il peggior nemico del suo vicino. Per natura, come tutti sanno, esso abbaia, cioè produce un rumore forte, allarmante, indisponente, che sorprende gli ignari passanti e vìola il riposo e la concentrazione di tutti.
Io, che anche per motivi di lavoro vivo immerso in un’attività continua di riflessione e di studio, reputo il cane un nemico, che mi devasta l’anima e mi spezza tutti i pensieri. Si parla di lotta contro i rumori, e poi si promuove l’uso di tenere cani, anche a pochi metri dalle abitazioni altrui: come se il rumore di un “tir” fosse rumore e quello di un cane che abbaia con rabbia e fragore fosse musica! Inoltre il cane è fastidioso per la libertà con cui circola e si muove tra noi, anche perché molti cinofili omettono i prescritti guinzaglio e museruola.
Io, che solevo sdraiarmi in spiagge semideserte o in campagna, a leggere o scrivere, da anni non posso più farlo, e ho perso parte della mia libertà, perché rischio di trovarmi lì di colpo, quasi addosso a me, alzando polvere o peggio la zampa, il cane più o meno grosso che l’immancabile cinofilo ha liberato nei dintorni. Inoltre ogni ambiente è sempre più pieno di escrementi di cane, che pochi padroni raccolgono, e che anche raccolti non lasciano certo il suolo nello stato in cui era prima del deposito. Infine mi risulta che, nelle controversie tra vicini, proprio la presenza di animali, e in particolare di cani, è una delle cause più frequenti di lite, che dà molto lavoro ai giudici di pace o altrimenti detti.
Pochi amano la natura più di me. Ma a mio avviso amare la natura non significa amare in modo personale e sdilinquito singoli animali, dimenticando l’abisso che separa l’uomo dalla bestia e attribuendo a fenomeni meramente organici e biologici una psichicità che non hanno, con orribile stravolgimento dell’ordine naturale, morale e metafisico delle cose.
Coi migliori saluti,
Mariano Della Vedova
(9 ottobre 2010)