Questo articolo è stato ripreso dal giornale “ IL SECOLO XIX” ed è la drammatica testimonianza di una ragazza costretta ad abbattere il suo cane…..
Ma davvero tanti sono gli interrogativi che nascono nel leggerlo:
Perché un allevatore cede un cane malato
Perché non sono stati esposti i problemi di salute del cane
Perché gli acquirenti non sono stati informati sul carattere della razza
Il cane aveva già dato segni di aggressività?
Ed altri mille sono gli interrogativi…..ma che servono poi ad arrivare a capire meglio quanto sia necessario in tutte le razze, conoscere e capire quello che il nostro cane ci sta comunicando, proprio per poter evitare di arrivare poi a decisioni così drastiche e dolorose.
«Aggredita dal mio cane e costretta ad abbatterlo»
«Sono stata costretta ad abbattere il mio cane, oramai dichiarato “pericoloso”, contravvenendo alla legge, ma se fosse stato per le Autorità sanitarie, quel bulldog così “letale” sarebbe rimasto in casa mia chissà per quanto tempo, oppure sarebbe finito agonizzante in un canile». È drammatica la storia raccontata da Paola, trentenne rapallese, vittima di un’aggressione, prima, e della burocrazia, dopo. «Alì (questo il nome del cane, ndr) aveva 5 anni e pesava 45 chilogrammi. Era un cane di razza bulldog americano, dotato di microchip e regalatomi da un allevamento di Novara. Sapevo che si trattava di una specie già inserita nell’elenco delle razze pericolose, ma gli ho voluto bene fin dal primo istante, nonostante abbia scoperto ben presto che si trattava di un animale malato. Non poteva mangiare determinati cibi, soffriva di una forma particolare di celiachia e con me portavo sempre farmaci e cortisonici, così da prevenire eventuali malori. All’età di appena 11 mesi, aveva già dato segni di aggressività, ma l’episodio più grave è senza dubbio quello avvenuto il 5 novembre dell’anno scorso. Quel giorno portai Alì a spasso assieme all’altro mio cane. Pioveva e durante la passeggiata, scivolai. Vedendomi a terra, il bulldog si spaventò e mi attaccò. Ricevetti morsi alle gambe e alle braccia. Fui costretta ad arrampicarmi su una cancellata, tentai di bloccarlo strangolandolo, ma era fortissimo e come impazzito. Iniziai a chiedere aiuto e a urlare, ma solo una mia vicina di casa intervenne. Armata di un bastone, quella ragazza colpì Alì alla testa e lo fece desistere. Subito dopo fui portata in ospedale a Lavagna, dove fui medicata. Al pronto soccorso, raccontai l’accaduto e mi fu detto che della vicenda si sarebbe interessata l’Asl 4». Paola riportò lesioni alle gambe suturate con 45 punti e ferite al braccio sinistro gravissime: è stata operata una prima volta e dovrà forse tornare presto sotto i ferri. «Dodici giorni dopo l’aggressione - dice ancora arrabiata Paola - un uomo che dichiarò di essere un veterinario dell’Asl 4 si presentò a casa senza documenti, dicendo solo di dover verificare che Alì non fosse affetto da rabbia e aggiunse pure che la visita mi sarebbe costata 40 euro. Inutile dire che buttai fuori di casa quell’uomo, spiegandogli di tornare munito di documenti di identità o tesserino di riconoscimento». Ad ogni modo il giorno dopo la rapallese si recò negli ambulatori a Rapallo e lì le fu spiegato che il cane, in quelle condizioni, non poteva essere abbattuto, che la legge regionale proibiva l’eutanasia in questo caso. L’unica soluzione era l’affido a un canile: «Non accettai, Alì sarebbe morto di stenti - spiega ancora Paola - allo stesso tempo non potevo certo tenerlo in casa. Una veterinaria specializzata in medicina comportamentale ha visitato Alì e ha stabilito che si trattava di un esemplare che presentava un “rischio massimo” e ha consigliato l’allontanamento o la soppressione eutanasica. Ho scelto, a malincuore, quest’ultima opzione per non far soffrire oltre il mio cane - spiega Paola - ma non l’ho fatto in Piemonte, come mi fu suggerito all’ambulatorio rapallese. L’ho fatto in Liguria, pagando circa 120 euro, il 23 novembre scorso. Ma se fosse stato per le Autorità sanitarie, sarei stata costretta a convivere con un animale potenzialmente letale».
Davvero tanti gli interrogativi che nascono nel leggere questi racconti
Intanto anche il perchè la stessa ragazza dopo i primi episodi non si sia rivolta a chi fosse stato in grado di aiutarla magari a recuperare il cane, a fare una diagnosi dei suoi problemi, a consigliarle che so magari anche una terapia farmacologica oltre che, se possibile dopo averlo visitato, ad un recupero comportamentale......questo non si sa, quello che purtroppo leggiamo è che come sempre alla fine per poca serietà di un allevatore, per poca conoscenza di un acquirente e per non aver chiesto aiuto quando forse era ancora possibile farlo.....un cane è stato soppresso......