Non riesco ad immaginare il buio che avevi dentro.
Il silenzio che non riuscivi a scacciare, soprattutto chiuso in quel bastardo garage.
Tutti quegli anni a combattere contro te stesso e ad urlare a vuoto il tuo dolore.
Voglio, DEVO, ricordarti sulla bicicletta... mentre uscivi dalla porta di casa nostra insieme a mio fratello... quando mangiavamo il gelato al circolo... appeso ad una parete di roccia... mentre giocavi con coloro che per 4 giorni sono rimasti sdraiati davanti a quella porta che non si apriva più... Con te dentro.... La tua voce al telefono sempre cosí timida e sommessa... Quella tua voce, Luca, che ora mi risuonerà in testa mille e mille volte...
Alla fine hai preferito sfuggire a quella maledetta malattia che chiamiamo vita, salutando tutti a modo tuo... In disparte...
Non so che dire, Armello... Per una volta sono senza parole... Combattuto fra il voler capire ed il desiderio di lasciarti andare senza problemi, per una volta...
Credo che ti dirò soltanto un banalissimo ciao ed un grazie per quella parte di cammino che abbiamo condiviso.
Ciao Luca, ciao Armello... Spero tu sia sereno, adesso...