Il mio punto di vista su questo argomento è un pelino diverso, per i cani che si avvicinano all'età del pieno sviluppo sessuale è normale mettere in discussione la gerarchia tra cospecifici, e queste scaramucce sono proprio il modo di spiegarsi sicuramente mettervi in mezzo e stoppare quello che per loro è un modo per chiarirsi, non risolverà mai il problema, anzi lo farà semplicemente aumentare tutte le volte che riusciranno ad incontrarsi da liberi e ricorderanno di avere un "discorso " in sospeso... ora io non dico di lasciare che si dissanguino, cosa che vedo quasi impossibile tra due maschi, ma sicuramente lasciare che tra loro capiscano chi comanda e chi invece deve, non obbedire, ma rispettare...
Giusto il discorso di canalizzare invece l'attenzione dei due cani in maniere diverse, di associare qualcosa di positivo ai loro incontri....ma sempre in territorio neutro, il discorso stanza, se fatto a casa di uno o dell'altro darà più fiducia al padrone di casa e più timore all'ospite
@Brad... non sapevo che sul collo esistessero zone di secrezione dei feromoni, ma forse ho capito male quello che intendevi, ma se così fosse, dovremmo sapere quale tipo di feromoni viene rilasciato... della calma, della paura, dell'affiliazione, gerarchici... insomma anche li bisogna fare molta attenzione... e poi ricordiamoci che quello che fanno le mamme canine non può essere in alcun modo riproposto da noi che siamo umani...
Vi posto una bella spiegazione di quello che sono i feromoni e di come i cani se ne servono, solo per chiarire un pò le idee...
Che cosa sono i feromoni?
Gli etologi sono tutti più o meno concordi nel ritenere che l’emissione di segnali chimici rappresenti la più antica espressione comunicativa del regno animale.
La loro diffusione nell’ambiente serve per trasmettere informazioni di diverso genere, non solo agli individui della propria specie d’appartenenza: quando la comunicazione ha una valenza inter-specifica si parla di allomoni e kairomoni (a seconda del fatto che il messaggio inviato giovi a chi lo ha diffuso o a chi lo ha recepito), mentre il termine di feromoni viene adottato nel momento in cui lo scambio d’informazioni avviene tra membri della medesima specie.
Le ricerche condotte dagli studiosi negli ultimi decenni hanno messo in evidenza che l’impiego dei feromoni è proprio di numerosissime specie animali e che, tra i mammiferi, sono soprattutto i carnivori (nell’ambito dei quali vengono per l’appunto classificati i nostri amici cani e gatti) ad avvalersi di questa prerogativa, in quanto provvisti di un cospicuo numero di sedi organiche dove i feromoni vengono prodotti.
I feromoni sono dunque sostanze chimiche volatili prodotte dall’organismo e destinate ad agire all’esterno di esso (un tempo, infatti, venivano chiamati ectormoni, per differenziarli dagli ormoni tradizionali, noti come endormoni), capaci, proprio in virtù della loro volatilità, di diffondersi a distanze anche notevoli, senza essere fermate da ostacoli o impedimenti.
Noti anche come “messaggeri chimici tra gli individui” (il loro nome deriva dai vocaboli greci “pherein” = “colui che porta” e “horman” = “stimolare”), agiscono da mediatori del sistema nervoso che si propagano attraverso l’aria oppure si fermano nelle aree dove sono stati depositati, diffondendo inequivocabilmente informazioni chiare e specifiche ad altri membri della propria specie d’appartenenza.
Il loro scopo, in ultima analisi, è quello di determinare in chi li capta una serie di modificazioni emozionali, le quali sono a loro volta in grado di innescare l’esibizione di determinati atteggiamenti e comportamenti.
Dal punto di vista classificativo, esistono fondamentalmente due classi principali di feromoni: quelli atti a suscitare in chi li percepisce un immediato comportamento di risposta allo stimolo (si parla in tal caso di feromoni scatenanti o incitatori) e quelli che danno vita a modificazioni fisiologiche durature nel tempo (feromoni innescanti o modificatori), che a loro volta sono poi in grado di determinare mutazioni del comportamento; la principale differenza tra i due risiede nel fatto che i primi hanno una funzione sociale prettamente individuale, mentre i secondi regolano prevalentemente le risposte comportamentali di gruppo.
Nel cane e nel gatto i feromoni vengono captati dal rudimentale organo vomero-nasale (chiamato anche organo di Jacobson), una struttura anatomica posta tra naso e palato che, ancorché vestigiale, è evidentemente perfettamente funzionante, come dimostra la classica “reazione di Flehmen” esibita dai felini quando assumono quell’espressione un po’ assorta, con la bocca semi-aperta, dopo avere percepito un messaggio particolarmente interessante.
Negli animali la comunicazione chimica legata ai feromoni è stata ampiamente indagata e documentata, tanto che si è arrivati a capire che queste sostanze servono soprattutto per mantenere la coesione all’interno del gruppo, per avvertire della presenza di pericoli, per delimitare il territorio e per regolare il comportamento sessuale.
Feromoni canini
Non è facile, per uno di noi, immedesimarsi nella realtà canina e calarsi in un mondo intessuto e regolato da una miriade di informazioni odorose: senza le sue straordinarie capacità sensoriali olfattive, il nostro amico a quattro zampe sarebbe per certi versi equiparabile – anche se il paragone non è comunque perfettamente calzante - a un non vedente della nostra specie.
Nel cane sono state a tutt’oggi identificate numerose aree corporee in grado di rilasciare feromoni, anche se si suppone che ve ne siano molte altre di cui si ignora ancora l’esistenza.
Particolarmente importanti sono le zone ricche di ghiandole localizzate tra le due linee mammarie (feromoni di appagamento), sul muso (labbra, guance, vibrisse mento), sulle orecchie (strutture ceruminose dei padiglioni auricolari), intorno all’ano (la cui secrezione confluisce nelle sacche anali), sulla base della coda (in posizione superiore e inferiore) e sulle zampe (spazi interdigitali e cuscinetti plantari).
Va segnalato, inoltre, il ritrovamento di sostanze ad attività feromonali nel liquido amniotico (il fluido nel quale sono immersi i feti durante la gravidanza) - chiamati feromoni di adozione – che hanno la prerogativa di innescare nelle cagne l’istinto materno, così come nella saliva, nell’urina e nelle feci.
Nello specifico, le gerarchie sarebbero regolate dai feromoni prodotti dalle ghiandole del muso, da quelle anali e da quelle delle zampe; i rapporti sociali tra individui del medesimo branco sarebbero controllati dai feromoni rilasciati dalle ghiandole del muso e da quelle delle zampe; le informazioni di tipo sessuale sarebbero modulate dai feromoni presenti nell’urina e da quelli erogati dalle ghiandole anali.
(tratto da clinicaveterinariasempione.com)
A tutte queste nozioni mettiamoci anche che parliamo di retriever, quindi come dice Maurizio di cani dall'indole sicuramente più mite in relazione ad altre razze., ed è anche abbastanza difficile che due cani "non si possano vedere" in età giovanile, di solito queste scaramucce sono proprio segno di una maturazione sessuale che sta iniziando e che quindi porta i maschietti a cercare di primeggiare tra loro.