Te ne sei andato così come hai vissuto... quasi in silenzio, in disparte per non disturbare, magari pronto per urlare all'ennesima occasione della tua Viola....
Forse non ricordi, adesso, tutte le volte che, stretti per mano, siamo entrati in quello stadio troppo grande per noi... e le discussioni... e i viaggi in cinquecento nera con il cambio in mano per urlare al mondo che quei 4 pazzi in macchina si stavano divertendo come bambini...
Quando ancora camminavi ti appoggiavi a me, che ero già troppo grande, fino a quando respiravamo quell'atmosfera incredibile guardando la Fiesole a festa. Ancora il calcio lo si poteva vivere serenamente e, sopra gli spalti, si beveva spuma e si mangiava schiacciata straunta...
Con te se ne va quel pezzo della mia vita che sapeva di polenta fritta avvolta nella carta gialla, di Grazielle truccate perchè non c'erano i soldi per comprare una MBX, di linguaggi segreti, di Sampei, di Argo, di Biancorì, di tuffi sul cemento per parare QUEL tiro, di campi da tennis disegnati sull'asfalto con le foglie d'acacia, di poche macchine, di "Campioni del Mondo, Campioni del Mondo, Campioni del Mondo", di ping pong giocato sul tavolo di sala, di "Sentieri", di "Quelli della notte", del primo Guccini, del telefono al bar, di Space Invaders, di star fuori la sera senza paura, di pantaloncini troppo corti e di scarpe con troppi buchi, del pallone di VERO cuoio, del bosco a cercar funghi e raccoglier freddo, della fiorentina di Renzino, di gelaterie con 4 gusti 4, di Radio Insieme Vernio, della vespa rossa che mi regalò il babbo, del lago Verde e della prima birra bevuta...
Ecco, Brunello, finalmente sei libero di non appoggiarti più a nessuno, ora puoi andare da Laquale e mangiarti tutti i millefoglie che vuoi e puoi rimanere minuti infiniti a fissare quel pennone con il labaro viola che, per noi, aveva il sapore di tutta la gioia presente nella semplicità.
Grazie per il cammino.
Ciao, amico mio.
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