Ciao ti racconto di Andrea, quando era piccoloe fin verso la se ondaedia era Dr Jeckill e Mr Hide , a casa in un modo fuori un altro. Con me ha fin da piccolo avuto un rapporto molto conflittuale, io molto severa lui rifiutava qualsiasi forma di autorita' in casa perche' a scuola per esempio era collaborativo e obbediente con le maestre e riconosceva la loro figura mentrea casa era una sfida continua, una roba estenuantissima. Mi ricordo una volta chelo mettemmo in castigo in camera sua verso i4/5 anni e lui con un gesto di rabbia tiro' un calcio alla porta a vetri frantumandola, oppure per esempio ,tratteneva I bisogni fisiologici per farmi dispettoo almeno cosi pensavo. Non sapevo piu dove sbattere la testa e allora decidemmo di farci aiutare da una psicologa infantile e nel mio caso mi fu di enorme aiuto nel farmi capire che chi si poneva in modo sbagliato nella relazione tra me e Andrea ero io. Avevo un atteggiamento molto severo, lo bacchettavo spesso, cosi pure lo castigavo spesso e questo lo faceva arrabbiare moltissimo e lo portava ad avere un atteggiamento di sfida per mettermi alla prova e vedere fino a quanto io sopportavo e se anche se le faceva grosse io cmq sarei rimasta li ad accoglierlo. La dottoressa mi ha fatto capire che ci vogliono le regole ma non una marea bensi' poche e chiare , e su quelle regole non si transige , pochi no ma inequivocabili. Io invece sbagliavo con un mare di questo no, non fare cosi ecc. Poi io e mio marito abbiamo deciso di abolire icastighi perche' su Andrea avevano un effetto opposto, si sentiva sbagliato, respinto, non accolto e quindi dai 5 anni in poi e' stato educato senza castighi e se faceva qualcosa che non andava ci mettevamo li a spiegare, parlare, cercare di fargli capire che sarebbe stato meglio nella fattispecie avere un altro comportamento. Non e' stato facile, ma nulla lo e' nella vita, e I risultati non sono stati immediati, spesso mi sono chiesta dove sbagliavo e una volta che me lo hanno spiegato mte volte ho sbagliato ancora, non e' stato facile lavorare sul mio carattere accettando il fatto che il comportamento sbagliato era il mio e non quello di mio figlio,lui reagiva provocandomi. Se lo guardo ora , un qusi uomo , mi rendo conto che di strada ne abbiamo fatta tantissima, a essere genitore non ti insegna nessuno, navighi a vista, io di errori ne ho fatti tanti e spesse volte accorgendomi di aver sbagliato gli ho chiesto scusa. Quello che penso Sabry e' che tuo figlio con il suo atteggiamento ribelle a casa stia cercando a modo suo di comunicarti qualcosa, un suo disagio. Sta cercando di dirti qualcosa. Non e' facile per un genitore accettarlo perche' significa mettersi in discussione. Alle sue provocazioni reagisci spiazzandolo, invece che metterlo in castigo, sgridarlo prova ad accoglierlo dolcemente, non andare al muro contro muro e vedrai che con pazienza e calma troverai la via giusta per arrivare a lui. Unabbraccio.