Una volta mi ha fermato un vecchietto che lì per lì dava l'impressione di essere un barbone.
Con la scusa del cane, che razza fosse, ecc.; mi ha dato da parlare e, nonostante, fosse tardi ed avevo un appuntamento, non me la sono sentita di negargli due parole. Pensavo che forse non scambiava due chiacchiere da molto tempo e potevo benissimo dedicargli dieci minuti del mio.
Fu un terribile errore.
Cominciò a chiedermi i teoremi di Euclide e di Pitagora, quanta energia sprigionava un uomo che corre e di quanta fosse minore rispetto a quella di un cavallo in corsa (e non in genere, voleva proprio il numeretto esatto), chi fosse Cesare Beccaria e Lombroso (a queste domande fortunatamente non mi beccò impreparato) e tante altre domande e quesiti, per lo più matematici e fisici, alle quali dovetti rispondere con un mortificato: non lo so.
Ha parlato per un ora, mi ha fatto praticamente saltare l'appuntamento e non sapevo più come tirarmi fuori da quella situazione.
Infine, mi ha salutato e mi ha proposto di rivederci perché voleva offrirmi (testuali parole) "un bicchiere di vino e tomi di scienza"; ma non prima che mi fossi andato a ripassare tutta la geometria euclidea.
Mi sono beccato poi anche i rimproveri per il mio ritardo all'appuntamento e nessuno voleva credere alla mia storia.