Sono nata un giorno di primavera. Tanti occhi che mi guardavano crescere, tante manine che mi accarezzavano.
Mamma Trilly mi coccolava e tra le sue zampe trovavo tanta serenità. Eravamo 5 fratellini. Uno di noi era un pò strano, aveva un odore diverso e faceva anche dei versi incomprensibili. Ma mamma non ha mai fatto differenze, all’ora della pappa c’era posto per tutti sotto la sua pancia, ci sbaciucchiava a tutti nello stesso modo e allo stesso modo ci rimproverava se giocando ci facevamo male. Il fratellino strambo giocava in maniera insolita, aveva delle unghiette affilate e invece di mordere graffiava… ma era uno di noi e quando si fa a lotta ogni mezzo è valido per vincere!
Vivevamo in campagna, in una grande casa, in compagnia di tre famiglie umane con cuccioli anche loro. I piccoli umani mi chiamavano Bottone, forse non avevano capito che sono una femminuccia… C’era anche un cagnone grosso e riccio che ci faceva morire dal ridere quando giocava con noi. Faceva il buffone e non aveva capito che era cresciuto, era un fifone e si rifugiava sempre dagli umani se c’era qualcosa che lo spaventava! Si stava proprio bene, se non fosse stato per quell’antipatico prurito intorno agli occhi che da un po’ di tempo mi dava proprio fastidio...
Per fortuna una femmina degli umani, ho scoperto poi che era la mamma del riccio, si è accorta del fastidio e mi ha portato da un umano col camice bianco.
Una parola buffa: rogna. Dicevano sempre questa parola. Ahia! Ho scoperto sulla mia pelle che voleva dire… da quel giorno sono stata costretta a subire una vera tortura. Una spugna zuppa di acqua puzzolente mi bagnava la faccia e tutto il corpo. L’acqua era tiepida e la signora gentile, ma non mi piaceva proprio!
L’estate era finita e gli umani non vivevano più li, però venivano tutti i giorni a darci da mangiare e giocare un po’ con noi. La mamma del riccio poi continuava a venirmi a prendere per farmi il bagno puzzolente, però stavolta mi portava a casa sua e lì mi piaceva di più perché poi restavo mezza giornata a prendermi tante coccole e a mangiare le crocchette buone del suo cagnone. Poi però mi riportava su in campagna, vabbè li c’erano mamma e i fratellini, quindi ero contenta lo stesso! Anche stare da soli senza umani è una pacchia… non ti controllano sempre e puoi esplorare in giro. Ad esempio c’è quel bel boschetto vicino casa, si sentono tanti rumori strani, non ci sono mai andata, uno di questi giorni ci faccio un giretto!!!!!
Ero in macchina e mi arriva una telefonata.
“Raffaella ho una cagnetta qui da me, è stata investita. Ha una zampetta rotta, qualche ferita e non possiamo escludere traumi interni. Ora è in terapia sotto flebo . Da un esame più attento ho notato che ha alcuni segni di rogna guarita… potrebbe essere una dei tuoi cuccioli in campagna, puoi passare da me?”
Ovvio che corro… eri proprio tu, mia piccola Bottone! Frastornata e conciata proprio male. La fatalità ha voluto che una gentile passante ha visto questo cucciolo ferito sul ciglio della strada e l’ha portata dal veterinario, tra tanti proprio il mio. Un segno del destino?
“Aspettiamo la notte, vediamo se riesce a superarla e poi decidiamo come procedere con la frattura, incrocia le dita…”
La notte passò e tu eri lì nello studio che mi aspettavi, la zampetta ingessata ma la coda scodinzolante. Quanti baci!!!!!!! Ti ho portata a casa, non potevo certo riportarti in campagna in quelle condizioni! Ti ho fatto una cuccia provvisoria sul terrazzo con uno scatolone e un morbido cuscinone . Te ne sei impossessata subito difendendolo da Sancio che anche volendo non ci sarebbe mai potuto entrare con la sua mole! Ma per te era un posto sicuro e tutto tuo. Giorno dopo giorno hai ripreso le forze e hai ricambiato con tanto amore le attenzioni nostre. Una cucciola educata e gentile, come se volessi conquistarti con la dolcezza un posto definitivo in questa casa già così affollata. E ci sei riuscita! Non ti ho mai più riportata in campagna e sei diventata la piccola compagna di giochi di Sancio e la nostra cucciola di casa.
Me lo ricordo bene Sancio il riccio, ci giocavo ad acchiapparella in giardino, facevamo a chi arrivava per primo a sbattere sul vetro della finestra e ci rincorrevamo tutto il giorno. Ho pianto tanto quando è andato via… mi mancava proprio il mio compagnone, la notte non riuscivo proprio a dormire senza di lui, senza il calore del suo pelo morbido e caldo. Piano piano mi sono consolata e la vita da figlia unica ha ripreso a scorrere, con un po’ di noia ma ci si abitua…
E ora questa chi è? Una cucciola? Che vuole? Mica vorrete farla stare qui con noi?
Non mi piace che prende le mie cose… io le ringhio vediamo se capisce chi c’era prima di lei.
Guarda non ti avvicinare troppo perché non mi piaci, questa è casa mia.
Non ho voglia di giocare, lo vuoi capire? E’ inutile che tenti questi approcci stupidi, facendomi l’inchino.
Oggi ti concedo qualche centimetro in più proprio perché così non mi assilli più, ma sia ben chiaro io sto qui e tu lì, non metterti idee strane in mente!
Lo sai però che le crocchette tue sono più buone? Qualcosa di positivo c’è !
Daccordo quando andiamo fuori ti consento di starmi vicino, mamma ci tiene a te e mi ha detto che ti devo controllare perché IO sono la più grande…
Ma sei proprio buffa sai? Mi fai ridere con questi tentativi di avvicinamento.
Vabbè lo ammetto mi sei simpatica, puoi anche mordicchiarmi l’orecchio, basta che non mi fai male sennò mozzico…
No la coda no! Me la spelacchi tutta!
Ok ok, gioco un po’ con te, non rompere…
Hei Brenda che fai dormi? Dai andiamo a giocare a lotta sotto il tavolo!!!!
Sai che c’è mamma? Grazie, pensavo che mi avevi fatto un dispetto, ma ci ho ripensato. Abbiamo fatto tante cose insieme e mi hai sempre voluto bene, non dovevo dubitare.
LA VITA E’ BELLA!!!!
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