Autore Topic: Storia di un cane  (Letto 1939 volte)

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Offline Robi

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Storia di un cane
« il: 10 Settembre 2014, 17:04:55 »
Questo racconto l'ha scritto Alice, la figlia quindicenne di una coppia di amici, quando aveva 10 anni. È stato presentato ad un concorso ed ha vinto il primo premio. Io l'ho letto e le ho chiesto se potevo pubblicarlo su questo forum, e lei mi ha dato il consenso, quindi copio e incollo.
É un po' lungo, ma vale la pena di leggerlo, la ragazza secondo me ha un'ottima proprietà di linguaggio.
Buona lettura


STORIA DI UN CANE

Appena aprii gli occhi e realizzai di essere in un posto ben diverso e per giunta molto più freddo del precedente, scoprii che quegli strani corpi che fino a poco prima mi avevano costretto a starmene stretto come una sardina erano usciti con me. Fui preso dallo sconforto, speravo rimanessero chiusi lì, almeno avrebbero capito quello che provavo.?Avevo una gran fame, una di quelle fami che non ti passa nemmeno se mangi un bue. Comunque la mia vista era offuscata e ancora debole, non riuscivo a distinguere le forme, vedevo solo chiazze. Così andai a naso. Cercavo di capire dove fosse l'oggetto o l'affare che mi aveva tenuto rinchiuso fino alla mia completa formazione,magari aveva del cibo. Mi feci largo tra quegli esseri tanto antipatici ma tanto simili a me che, non solo mi avevano riempito di calci mentre eravamo prigionieri, ma mi avevano pure spinto indietro adesso che eravamo liberi. Fui sorpreso nel sentire, una volta arrivato, che la cosa che mi aveva fatto uscire era viva e respirava. Era morbida, e aveva un muso simile al mio. Mi stava già simpatica. Vidi che cercava di dirottarmi verso la sua pancia. Ho pensato che volesse farmi rientrare ma poi mi attaccò con forza a una sua mammella. Provami a mangiarla ma non era buona, per di più la Creatura, così la chiamavo, sembrava farsi male, così succhiai. La mia fame si stava placando, era buono il latte della Creatura, mi piaceva molto. Ma non durò a lungo, perché uno di quegli antipatici mi rubò il posto. Poco male pensai, dopo toccherà di nuovo a me, credo.Di fatti dopo fu così. Sapeva leggermente di mandorla quel latte. Mi piaceva tantissimo! ?Iniziò la mia vita: la vita di un cane meticcio, probabilmente l'incrocio tra un labrador e un non so cosa.?I primi giorni della nostra esistenza li passammo a far turni per bere il latte della Creatura e a dormire. Ogni tanto uno strano essere veniva a portare la pappa alla Creatura,che non ci permetteva di mangiarla, abbaiava che eravamo troppo piccoli. Bevevamo solo il suo latte.?Fino al compimento delle nostre prime tre settimane non ci era permesso alzarci. La Creatura ci bloccava e, ancora una volta,abbaiava che eravamo piccoli per queste cose. Col passare dei giorni, il paesaggio intorno a me, la Creatura, gli Antipatici e l'essere della pappa, si facevano più nitidi. Riuscivo a riconoscere ogni Antipatico, li avevo pure numerati; c'erano Antipatico 1, quello marrone a chiazze bianche, Antipatico 2, tutto bianco , Antipatico 3, nero e bianco e Antipatico 4 leggermente giallognolo, direi crema. Il posto dove ci trovavamo mi piaceva molto, eravamo in una cesta dietro a un negozio che vendeva fiori che si affacciava su un parchetto sempre deserto ma gigante.?Col passare del tempo scoprii anche che la Creatura, in realtà, non si chiamava Creatura ma Mamma. Mi piaceva di più Creatura, ma ormai mi ero abituato a chiamarla Mamma. Quando ci fu finalmente permesso di alzarci io e gli Antipatici corremmo, o almeno, provammo a correre nel parchetto. Fu un disastro per tutti, ma in particolare Antipatico 3 continuava a cadere. Sembrava ubriaco. Invece Antipatico 1 e Antipatico 4 erano molto portati nella corsa. Io e Antipatico 2, dovetti in seguito cambiarle il nome in Antipatica 2 perché scoprii che era femmina, eravamo normali,ossia correvamo abbastanza bene, per essere dei cuccioli.?Il tempo passava e gli Antipatici e io diventavamo sempre più bravi a correre. Spesso giocavamo a buttarci per terra.Cominciavano a non starmi più così antipatici ma non avevo intenzione di cambiare loro il nome. Ogni tanto l'uomo della pappa veniva a farci delle foto, poi tornava nel negozio e lo sentivamo dire alla moglie:" Questi cuccioli li vendiamo, sono molto belli potremo guadagnarci un po' di soldi."?Non sapevo cosa significasse esattamente il termine "vendiamo" ma non mi piaceva come parola. ?Non fui sorpreso nel vedere che, nei giorni successivi, alcune persone venivano a vederci e parlavano con l'uomo della pappa, indicandoci e chiedendo i prezzi di ognuno. Un giorno, una signora con una bambina e un signore scesero da una grossa macchina gialla ed entrarono nel negozio di fiori. Sapevo, fin da quando avevo sentito il rumore della macchina avvicinarsi, che sarebbe successo qualcosa. Avevo ragione: si portarono via Antipatica 2. Non so dove sarebbe finita, ma di certo non l'avrei mai più rivista. Lo sapevo. La mamma non fece una piega quando l'uomo della pappa prese Antipatica 2 per poi darla alla bambina, ma quando la macchina se ne andò si rifugiò dall'altra parte del marciapiede e nessuno di noi andò a disturbarla. La volta dopo fu il turno di Antipatico 3, fu una brutta perdita anche quella, adesso chi sarebbe stato il peggiore nella corsa??Le due volte che seguirono si portarono via gli unici Antipatici rimanenti. Ora che ero solo non volevo più chiamarli Antipatici, avrei dovuto dare loro dei bei nomi....mi mancavano. Chissà dove erano andati, mi sarebbe piaciuto tanto saperlo e andare con loro. Volevo stare con i miei fratellini.?Eravamo solo io e la mamma adesso. Lei mi disse che sperava tantissimo che qualcuno venisse a portarmi via, per il mio bene, perché altrimenti sarei finito in canile. Non volle spiegarmi cos'era un canile perché diceva che intanto non ci sarei mai finito perché secondo lei sono un bel cucciolo. Ultimamente ho notato di più i miei difetti: la mia coda un po' spennacchiata, le mie orecchie, una su e una giù, Il colore marrone chiaro del mio pelo. Non mi piacevo.?Passò un mese e nessuno si fece vivo. Ogni giorno pregavo perché qualcuno mi portasse via su una macchina, ma niente. Un giorno di maggio finalmente vidi arrivare una macchina, blu scura, e c'era un uomo al volante che entrò nel negozio di fiori. Ero vicino alla mia nuova, bellissima casa, me lo sentivo. Infatti il signore mi prese con sé e mi caricò in macchina, nel bagagliaio, senza tante cerimonie. Fa niente pensai, arrivato a casa, ci sarebbero stati sicuramente dei bambini, nella mia casa ideale ce n'erano due. E mi facevano giocare. ?Arrivammo a casa. Era piccola a vederla da fuori, ma fosse stata una megavilla o una casupola non mi interessava, volevo solo avere un padrone. Non vedevo l'ora di entrare e vedere la cuccia riservata a me, non vedevo l'ora di avere un nome, non vedevo l'ora di essere riempito di attenzioni. Con mia sorpresa, però, il mio nuovo padrone non mi portò dentro casa: andammo in garage.?Lì, scese dalla macchina, aprì il bagagliaio, mi prese per la collottola e mi mise a terra. Poi mi infilò a forza un collare nero e, facendo presa su di esso, mi spinse e mi chiuse in una gabbia piccola, fredda e triste dicendomi: "Tu stai lì e non rompere!"?E lo feci. Per 5 lunghi anni rimasi chiuso in quella scatola, senza mai uscire, non ho mai più visto la luce del sole da quel giorno. Il mio padrone mi portava acqua e cibo tre volte al giorno. Vissi quei 5 lunghi anni nella paura e nella solitudine, senza mai una coccola o un gesto d'affetto. Ogni giorno ripetevo nella mia testa la mia storia per evitare che le sbarre di quella minuscola gabbia, il freddo, la solitudine e la tristezza si prendessero anche quella oltre che la mia vita. ?Al compimento del mio quinto anno di vita, non ci stavo più in quella gabbia: era diventata troppo stretta. Così il mio padrone attaccò al mio collare una catena e mi portò fuori dal garage. Ero felicissimo, per la prima volta nella vita da quel giorno in cui fui strappato a una vita decente, vidi il sole, il cielo e il prato. Anche una casetta di legno, nel cortile. Sembrava fatta apposta per me. Lo era. Il mio padrone mi ci legò e mi lasciò lì per altri tre lunghi anni.?Un giorno della mia inutile vita, una bambina, di massimo 2 anni, mi si avvicinò e mi sorrise. Tese la mano e mi accarezzò la testa. Un gesto d'amore. Il più bel regalo che qualcuno potesse mai farmi: una carezza.?-Ciao Cucciolo!- disse la bambina guardandomi con aria ammirata. Poi, con mia grande tristezza, se ne andò da sua madre.?Cucciolo, sarebbe stato quello il mio nome, finalmente ne avevo uno, non mi interessava se era un nome generico che si rivolge a qualsiasi cane esistente, per me era unico: Cucciolo.?Il lato positivo dello stare legati a una casetta di legno marcio nel cortile del mio padrone era che potevo vedere i bambini, avrei tanto voluto essere il cane di una famiglia. Li guardavo passare e sorridermi. A volte dicevano: "Che bel cane!" allora io mi rassicuravo, il mio aspetto iniziava a piacermi.?Un giorno il mio padrone mi slegò dalla catena e mi mise un guinzaglio. Non volli pensare che mi avrebbe portato al parco o roba simile, perché  sapevo che non l'avrebbe mai fatto. Se mi aveva slegato forse mi avrebbe lasciato da qualche parte, magari mi avrebbe affidato a una famiglia migliore. Magari...?Mi caricò nel bagagliaio. E andammo lontano da quella casa. Dopo un lungo tragitto la macchina si fermò davanti a un edificio grigio, da cui provenivano ululati e voci di cani che abbaiavano: il canile. ?Una volta parcheggiata la macchina il mio padrone mi prese al guinzaglio e mi tirò dentro. Chissà com'era, pensai, la mamma si sbagliava, in canile ci sono finito eccome.?Entrati, un signore, probabilmente uno dei tizi che lavoravano al canile, chiese al mio padrone perché mi lasciava lì, egli rispose che non aveva più voglia di avermi tra i piedi. Il signore lo guardò stupefatto, prese il mio guinzaglio e, senza una parola, mi accompagnò in una cella in condivisione con altri due cani. Avevano la mia stessa età. Mi ricordavano gli Antipatici. Il signore stette a guardarmi per un po', vidi della compassione nei suoi occhi e poi disse: " Deve averti trattato malissimo, giuro che ti adotterei se non avessi già un altro cane e un mutuo che mi strangola".?Iniziai a piangere rinchiuso là dentro. Piansi per ore, giorni. Poi smisi;non serviva a niente.?Passarono altri anni, tanti, anche questi molto bui e tristi. Due volte al mese venivo portato nei parchi a correre da delle volontarie del canile, mi volevano bene, non potevano venire spesso, perché avevano impegni di lavoro, ma le poche volte che venivano mi sentivo accettato.?Mi piacevano le loro coccole, c'è stata una volta in cui mi hanno fatto il bagnetto. Non mi piaceva essere intinto nell'acqua, ma dopo essermi tolto tutto lo sporco stavo molto meglio, e mi piacevo anche di più. Nonostante le due volontarie ,al canile mi sentivo solo, come tutti gli altri cani del resto. Ogni tanto venivano delle persone che si portavano via uno di noi. Ovviamente sceglievano solo i cani più belli, o quelli più giovani. Tutte le volte che qualcuno si avvicinava alla mia gabbia, mi guardava, mi sorrideva e mi diceva: "Che bello che sei, ma sei un po' troppo grosso per i miei gusti" oppure non si degnavano nemmeno di guardarmi.?Dopo tanti anni avevo perso la speranza, non mi avvicinavo più nemmeno alle sbarre al passaggio della gente, sapevo che avrei finito i miei giorni in canile. Aspettavo solo la mia fine, le mie zampe non si muovevano più,l'artrosi che mi era venuta per colpa di quelle intere giornate passato seduto mi doleva e mi faceva venire voglia di uccidere quello che è stato il mio "padrone" se così è possibile chiamarlo. Perchè adottare un cane, per poi trattarlo in quella maniera? Non era meglio lasciarmi a una brava famiglia??Pensai alla mamma e ai miei fratellini. Mi mancavano tantissimo in giorni in cui correvamo nel parco davanti al negozio dei fiori. Speravo tanto che non si trovassero nella mia situazione. Speravo che almeno loro avessero una famiglia.?"Vi voglio bene" pensai. Poi chiusi gli occhi e la vidi. La mia casa ideale. Bianca, pulita, con un giardino grandissimo e con due bambini all'interno che mi aspettavano, ero di nuovo un bel cucciolo. Appena entrai nella mia nuova casa vidi la mamma e i miei fratellini, adesso che eravamo tutti insieme, potevo lasciare per sempre quel canile e quel mondo che altro non mi avevano dato che sconforto,tristezza e paura.?



Lealtà, amore senza riserve, perdono istantaneo, un senso del meraviglioso:
queste ed altre virtù del cane hanno origine nella sua innocenza. (cit)

Offline Katypapero

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Re:Storia di un cane
« Risposta #1 il: 10 Settembre 2014, 17:58:54 »
Lacrime...


Katy, Franco e Pato


Offline Mauro•Aaron

  • ...una vecchia leggenda narra, che quando un uomo accoglie e protegge un animale aprendogli la porta di casa, domani, anch'esso farà lo stesso aprendogli il cancello del Paradiso
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  • Solo il tempo ci dirà!
Re:Storia di un cane
« Risposta #2 il: 10 Settembre 2014, 18:20:41 »
Bellissima e commovente!

Offline cla_aylin

  • Un cane può trovare, perfino nel più inutile di noi, qualcosa in cui credere.
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Re:Storia di un cane
« Risposta #3 il: 10 Settembre 2014, 22:34:02 »
Complimenti ad Alice!!!!storia bellissima e commovente!!!!! :cray: :cray: :cray: :cray: :cray:
Claudia & Aylin


Offline LaMaria

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Re:Storia di un cane
« Risposta #4 il: 25 Settembre 2015, 14:58:33 »
L'ho letta ora. Spero che Alice, con la sua grande sensibilità, continui a scrivere!


M&M (Maria & Maebh) via Tatacoso

Offline Mamma Orsa

  • Storia del Mondo. I vulcani eruttarono. Gli oceani ribollirono. L’universo era in tumulto. Poi venne il cane. Snoopy
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Re:Storia di un cane
« Risposta #5 il: 25 Settembre 2015, 15:21:01 »
 :cray: mamma mia che commozione.
Quoto Maria, mi auguro davvero che Alice abbia continuato e continui a scrivere. Brava Alice, se a 10 anni scrivevi così, chissà come scrivi ora  em_040


 


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