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Perché lasciare proprio adesso? Penso sia il momento giusto per ritirarmi dalle piste, e una scelta pensata e meditata. Dopo 22 anni di sacrifici ho voglia di dedicarmi ad altre cose che possano arricchirmi. Penso che avrei avuto ancora molto da dare, ma non nascondo di essere stanca dell'ambiente, dei giudizi e dei pregiudizi. Il mio senso artistico ha bisogno di esprimersi ed esprimere lontano da tutto questo. Lascia uno sport che sogna sempre di diventare olimpico. Cosa ne pensa? Penso che il pattinaggio artistico a rotelle in questo momento non sia pronto per essere uno sport olimpico, anche se spero che prima o poi ci siano tutti i presupposti per diventarlo, ma di strada da fare ce n'è ancora. Dove bisogna lavorare? I Paesi praticanti sono pochi. Basti pensare che ad un campionato del mondo le coppie senior sono solo otto, sia in danza che in artistico: paragonate al ghiaccio è il nulla. Poi il livello tecnico degli altri paesi ancora non è competitivo: ad un'Olimpiade c'è bisogno che tutti i paesi siamo possibilmente in gioco per una medaglia. I regolamenti non sono aggiornati e modernizzati a confronto di quelli dei nostri cugini del ghiaccio che rendono la gara più spettacolare per il pubblico e più agevole da giudicare per i commissari di gara. Cosa rappresenta il pattinaggio per Valentina Mocali? Il pattinaggio ha rappresentato fino ad oggi tutta la mia vita, e gran parte dei miei sogni. I miei sogni sono stati la mia missione di vita, 22 anni dedicati a perseguire un grande, difficile sogno. Chi l'ha aiutata in questo suo sogno? Maria Teresa Marzano che è stata la mia insegnante per 14 anni, Boris Mazziero al quale devo gran parte dei miei traguardi, e Fabio Hollan persona speciale, che si è sempre dimostrato affidabile, disponibile e presente ogni qual volta ne abbia avuto bisogno. Un grande grazie va anche ai meravigliosi artisti Luca Zampar e Dasa Grgic. Il ricordo più bello e quello più brutto della sua carriera? Ogni obiettivo prefissato e raggiunto un passo alla volta: questi sono i miei ricordi più belli. Ci sono stati poi tanti momenti duri, non lo nascondo, ma non sono questi i ricordi che voglio portare con me. Cosa le ha insegnato questo sport? La lezione più grande è stata che nella vita si cade e ti faranno cadere ma devi sempre rialzarti e continuare il tuo percorso, che ai tuoi sogni devi credere, e che non devi permettere a nessuno di portarteli via. La medaglia cui è più affezionata? Credo non ce ne sia una sola, tutte le mie medaglie hanno un valore al quale non riesco a dare una priorità dalla prima all'ultima. Ognuna rappresenta un momento della mia vita. Da insegnante quali sono le tre regole fondamentali per le sue allieve? Ce ne fossero solo tre sarebbe facile... direi che le parole chiave sono: caparbietà, disciplina, sacrificio, volontà, umiltà (tantissima) e rispetto verso chi ti insegna |
«Tante soddisfazioni ma i pregiudizi mi hanno stancato...alla prima all'ultima.In che senso pregiudizi?
Da insegnante quali sono le tre regole fondamentali per le sue allieve?
Ce ne fossero solo tre sarebbe facile... direi che le parole chiave sono: caparbietà, disciplina, sacrificio, volontà, umiltà (tantissima) e rispetto verso chi ti insegna
In che senso pregiudizi?
Bellissima testimonianza...