Antonio sono assolutamente d'accordo con quello che hai scritto, i cani che vivono in una società hanno bisogno di regole che devono essere chiare per loro e per noi.
Semplicemente dico che in una famiglia, branco o chiamalo come vuoi che sia di umani, lupi, cani ecc... ci sono regole si, e gerarchie anche, ma non come scale gerarchiche sul chi comanda, chi sottomette, ma una famiglia a tutti gli effetti con diverse mansioni in base all'età, alle competenze e in base a quanto sia per gli altri del gruppo un punto di riferimento per una certa mansione (che sia quella di guidare il gruppo, cacciare, partorire, allattare, crescere i cuccioli ecc). Questo non lo dico io ma chi ha studiato, IN NATURA ( e non in cattività mettendo lupi di varie famiglie insieme come si era sempre fatto). Esistono momenti di tensioni come in tutte le famiglie, ci sono momenti in cui si impara a stare al mondo ma nessuno vuole sottomettere nessuno.
L'esempio dei maremmani l'ho fatto esclusivamente per dire che non ho avuto bisogno di scalare nessuna gerarchia per essere accettata. Poi ovviamente sono cani che non vivranno mai in una società, ma staranno nel loro piccolo mondo di un'azienda agricola a fare quello per cui sono stati presi...la guardia.
Il dogo invece, è stato assolutamente recuperabile, prima si è fidato di me e poi piano piano gli ho fatto vedere il mondo, se c'ero io e c'era altra gente era gestibile, sempre in attenzione su quello che c'era attorno ma non è mai partito. Se era solo, magari libero in un area cani e passava qualcuno si attaccava alla rete.
Ovvio un cane così non lo porterai mai al centro commerciale o in giro in centro ma non è nemmeno la sua natura, farà una vita normale. Ovvio che deve avere accanto una persona che sappia gestirlo, che gli dia delle regole, degli stop, che gli dica quando è stato bravo, anche solo per il fatto di aver distolto velocemente lo sguardo dallo sconosciuto quando gli chiedi di cambiare direzione. Ma non perché gli è stato imposto a forza le volte prima tramite strattoni ma perché gli é stato permesso di scegliere e lui ha scelto di seguirti (Ovvio che per far sì che lui scelga te, c'è un lavoro di fiducia reciproca fatto a monte)
Credimi Antonio che non parlo di poesia, ci sono giorni che torni a casa senza nessun risultato e a volte passi indietro.
Poi c'è il giorno dove succede il miracolo, poi magari un altro indietro. Fino a che vedi che i passi sono sempre di più quelli avanti che quelli indietro. E sei consapevole di aver camminato assieme a quel cane e non pretendendo da lui completamenti che non avrebbe voluto attuare.
Come ho già detto più volte non sono contraria allo strozzo, con alcuni cani inizialmente anche solo per tirarli fuori dal box è necessario, ma non lo trovo necessario per l'educazione.
Trovo aberrante invece il dover ribaltare il cane per fargli capire chi comanda (millan docet)
Quello che intendo dire è che cognitivismo non sono bocconi e pettorina. Ci sono regole, momenti di gioco(tanti) sia con regole che senza perché se un cane è equilibrato possiamo creare insieme a lui le regole del gioco senza imporgliele noi, momenti di calma (ma il mio obbiettivo è che il cane sia calmo perché capace da solo di arrivare alla calma...lasciando perdere copertine e cose varie, che non ho mai usato, forse per qualche cane può anche servire ma non mi è mai servita), momenti di insieme e di solitudine, momenti di libertà totale e momenti di libertà controllata (se possibile preferisco la seconda), momneti di guinzaglio lungo e momenti che mi richiedono guinzaglio più corto e chissà quali altro momenti che ora non ho scritto.
Se dicessi che non ho mai usato un boccone mentirei, se dicessi che non ho mai usato palline o salsicciotti o altri espedienti inizialmente anche solo per ottenere l'attenzione e suscitare interesse verso di me mentirei altrettanto.
Ma il lavoro che faccio non prevede certo come primo approccio il boccone o altre esche. Perché lavorare solo con bocconi o giochi non sono altro che esche con cui crediamo di far fessi i cani...io non ho mai visto un lupo che insegna al cucciolo un momento di calma chiedendogli di guardarlo negli occhi con un pezzo di carne nella mano.
Sono approcci diversi, credo legati anche alle filosofie di vita che uno ha o all'istruzione e educazione che ha ricevuto, piu il percorso di vita che uno ha percorso. Una meglio una peggio, non lo so. So quello che non farei io e so quello che dicono gli studi.
Non scredito l'addestramento, semplicemente trovo che ci sono approcci che rispettino di più il cane e anche me.
Non sono contraria all'insegnamento anche di condotta ed esercizi vari di varie attività sportive, anzi ben vengano i momento di interazione con il cane perché TUTTI si divertano sempre!!