Dopo aver contattato il Distretto Veterinario di zona, che ringrazio e che ha fornito alcune delle indicazioni che seguono, aggiorno sulla necessità del richiamo annuale dell'antirabbica ai fini dell'espatrio, dati i dubbi sorti anche grazie alle letture suggerite da Annemarie, le quali, a prescindere dal vaccino utilizzato, indicano la permanenza degli anticorpi nel soggetto trattato almeno per la durata di tre anni, e quindi l'inutilità del richiamo annuale.
Purtroppo la disciplina in prima battuta si attiene ad un criterio rigidamente formale, per quanto discutibile. Come noto, la legge italiana, riconosciuta in area UE e a condizione di reciprocità in paesi limitrofi come la Svizzera, rinvia alla validità del vaccino dichiarata/registrata dal produttore (vedere bugiardino), e non ammette deroga, in via di principio, neppure in presenza di un test che dimostri, nel singolo soggetto, la presenza di anticorpi sufficienti a rendere inutile, se non addirittura sconsigliabile, un richiamo. Il che ha fatto sì, ad esempio, che nelle regioni del Triveneto, quando tali vaccinazioni erano obbligatorie per residenti e turisti, venissero comminate pesanti sanzioni per il mancato richiamo annuale di vaccini che erano registrati per la sola durata di un anno (es. rabisin). Ignoro se i proprietari sanzionati abbiano presentato ricorso e l'esito dello stesso.
Questo significa anche che se ho inoculato al cane un vaccino registrato per la validità di tre anni (es. nobivac rabbia), tale sarà la validità sia in Italia che all'estero (informarsi presso l'ASL se il Paese nel quale ci si reca non chieda requisiti più rigorosi, come ad es. i Paesi scandinavi o il Regno Unito), da riportare sul passaporto ai fini dell'espatrio, a cura del veterinario, e sul relativo certificato di vaccinazione rilasciato al proprietario; la validità della vaccinazione viene poi coerentemente registrata dal veterinario nel database dell'ASL. E ciò nonostante da diverse qualificate fonti sia asseverata la sostanziale equivalenza fra i diversi vaccini (c'è però da chiedersi perché, a questo punto, tutti i produttori non registrino il proprio vaccino per una validità triennale).
Quanto sopra comunque non impedisce, in linea di principio, che il proprietario possa presentare ricorso contro l'eventuale sanzione (all'estero si può arrivare alla confisca del cane, sempre che non si venga respinti alla frontiera), esibendo una conta degli anticorpi che dimostri la sostanziale copertura e quindi l'inutilità del richiamo; ma al di là di argomentazioni di natura tecnica, che qui risparmio, chi se la sente di rischiare una vacanza o un sia pure temporaneo sequestro del cane per il fatto di non avere le "carte in regola"? In particolare, non ci si può aspettare che, fuori dai Paesi che richiedono espressamente la conta degli anticorpi per l'ammissione dell'animale sul loro territorio, le forze di polizia che accertano l'apparente irregolarità siano preparate e autorizzate a valutare, nel merito, il documento esibito dal proprietario a sostegno della copertura del proprio cane.
Va da sé che il controllo è meramente eventuale (personalmente in questi due anni non sono mai stato controllato), non voglio certo fare del terrorismo psicologico; poi ciascuno come sempre fa le proprie scelte (meglio se informate
)