Autore Topic: FAQ: La Piroplasmosi (o Babesiosi)  (Letto 5623 volte)

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FAQ: La Piroplasmosi (o Babesiosi)
« il: 11 Luglio 2016, 16:23:12 »
1) COS'E' LA PIROPLASMOSI?
La Piroplasmosi o Babesiosi è una malattia trasmessa dalle zecche, l'agente patogeno è rappresentato da un protozoo (babesia canis), parassita dei globuli rossi degli animali domestici.

2) COME FA LA ZECCA A INFETTARE IL CANE?
La zecca si infetta mentre effettua un pasto di sangue da un cane o altro animale (es. pecora) ammalato e trasmette l'agente  delle malattia ad altri cani direttamente passando da un ospite all'altro, oppure la zecca stessa può passare il protozoo alle sue stesse uova creando così da 2000 a 8000 larve che diventeranno zecche adulte infette e portatrici di piroplasmosi.

3) IL TERRENO PUÒ ESSERE INFESTATO?
Un terreno che ospita zecche portatrici di piroplasmosi può rimanere infetto anche per 9/12 anni, quindi è necessario evitare di portare i propri cani in zone riconosciute a rischio e senza assicurare al proprio animale la giusta copertura antiparassitaria.

4) IN QUANTO TEMPO L'INFEZIONE PASSA DALLA ZECCA AL CANE?
Studi recenti hanno dimostrato che l'infezione passa dalla zecca al cane dopo circa 48 ore che questa è continuativamente ancorata con il proprio apparato buccale alla cute del cane per nutrirsi.

5) LA MALATTIA
Il protozoo Babesia Canis crea un'anemia distruggendo i globuli rossi con intensità variabile.
La sintomatologia varia a seconda dell'età, del grado d'infezione, dallo stato del sistema immunitario del cane.
Una volta entrato in circolo nel sangue il protozoo si insinua in un globulo rosso  dove inizia a moltiplicarsi per scissione binaria (da una babesia se ne formano 2, poi 4, 8, 16...), a questo punto la membrana del globulo rosso si rompe liberando tutte le babesie contenute, ognuna delle quali entra in un altro globulo rosso e ricomincia il ciclo.

6) COME RIMUOVO CORRETTAMENTE UNA ZECCA?
- Afferrare saldamente la zecca con una pinzetta il più possibile aderente alla cute, con una delicata rotazione in senso antiorario e tirarla leggermente, ma senza strappi, per evitarne la rottura.
- Proteggere le mani con guanti o un fazzoletto durante l'operazione, per evitare la possibilità di infezione attraverso piccole lesioni della pelle.
- Applicare disinfettanti e antibiotici sulla parte soltanto dopo l'estrazione della zecca, evitando quelli che colorano la pelle (tintura di iodio, mercurocromo) perché potrebbero mascherare segni di infezione.
- Non applicare calore o sostanze quali acetone, ammoniaca, cloruro di etile, alcol etilico, etere, olio d'oliva, cloroformio o vasellina sulla zecca prima della rimozione.
Tali procedure sono sconsigliate, in quanto inducono nella zecca un riflesso di rigurgito, con forte aumento del rischio di trasmissione di agenti patogeni.
- La zecca tolta va messa in un contenitore chiuso con alcool, petrolio o altra sostanza per essere uccisa. Non va assolutamente schiacciata perché si spargerebbero le sue uova ovunque.

7)  SE RIMUOVO MALE LA ZECCA, LA TESTA PUÒ RIMANERE ALL' INTERNO DEL CANE?
No, il morso della zecca può creare un "granuloma infiammatorio" per l'irritazione che provoca nei tessuti, ed è per questo che sentiremo come una pallina sotto pelle, ma la testa non rimane mai all'interno!

8) COME SI EVOLVE LA MALATTIA?
Una volta che i globuli rossi sono stati prelevati anche dalla milza, la malattia può evolvere differentemente a seconda che si tratti di soggetti suscettibili o resistenti.
In questi ultimi il protozoo viene distrutto o tenuto sotto controllo,mentre nei soggetti suscettibili il microrganismo infetta altri globuli rossi dando luogo alla fase sintomatica della patologia caratterizzata dalla formazione di anticorpi contro i protozoi fissati sulla superficie dei globuli rossi.

9) QUALI ESAMI BISOGNA FARE PER RICONOSCERE LA MALATTIA?
La diagnosi presuntiva si può basare sull’anamnesi (ad esempio, i cani condotti in aree dove la malattia è endemica sono particolarmente a rischio), sulla visita clinica e sui risultati dei test.
La diagnosi definitiva di piroplasmosi si effettua dimostrando la presenza del parassita nei globuli rossi su strisci ematici colorati o mediante esame microscopico diretto dei tessuti infetti.
E' preferibile prelevare il sangue di capillari periferici, come il letto ungueale, la superficie ventrale del padiglione auricolare e la faccia interna del labbro.

10) FORME CLINICHE E SINTOMATOLOGIA
- FORMA IPERACUTA: anemia emolitica fulminante con morte dell'animale in poche ore per carenza di sangue.
Questa forma si manifesta nelle aree endemiche e in caso di cani con difese immunitarie molto deboli
- FORMA ACUTA : è la forma più frequente.
Si ha febbre, spesso molto alta, inappetenza, l'animale sembra triste, può manifestare  vomito e diarrea e soprattutto le urine possono presentarsi in un primo momento  molto cariche, poi arancioni fino a diventare color marsala o coca-cola.
Le mucose delle labbra e degli occhi sono pallide e per tendere poi al giallo (ittero) e la morte sopraggiunge in pochi giorni se non viene fatta una terapia mirata al più presto.
- FORMA CRONICA : il cane ha sintomi sfumati con una strana febbre intermittente, è svogliato, non rende atleticamente, mangia poco.
Questa è sicuramente una forma molto più difficile da diagnosticare in quanto i sintomi non sono direttamente riconducibili solo alla piroplasmosi, ma comuni ad altre patologie.

11)
LA COPERTURA ANTIPARASSITARIA- antiparassitari cutanei (collari, spot on, spray)
- vaccino: è disponibile un vaccino. Questo non impedisce l'infezione, da una copertura di circa il 60% ma può attenuare e limitare la severità dei segni clinici. E' consigliato nelle zone endemiche
- profilassi: uno dei farmaci usati come terapia può essere usato, in dosi differenti, anche come profilassi in caso il cane debba recarsi in zone endemiche di piroplasmosi. La durata della protezione è di circa 4 settimane.

12) COME SI CURA?
La terapia  è costituita dalla somministrazione di un farmaco specifico (carbesia)  da utilizzare una volta effettuata la diagnosi.
Può essere talvolta necessaria una trasfusione di sangue ed in ogni caso una terapia di supporto per evitare i danni collaterali della malattia agli organi interni.

 


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