Che bello. Una cosa simile l'ho letta in un libro mentre ero in ospedale, accanto a mio padre che pian piano se ne andava.
La vita della gente è di solito irragionevole, tranne momenti in cui essa è visitata dalla premonizione della felicità.
È la scena che ho visto l'anno scorso in un paese della Maremma, all'interno di un bar dove fui servito in piedi da una giovane madre che mi preparò il caffè mentre la nonna teneva in braccio il bambino, e tutt'e due la guardavano mentre si muoveva dietro il banco. C'era nell'aria quella cosa speciale: la certezza inspiegabile che qualcosa sta per succedere, e non si sa bene se si attende un ricordo oppure un evento che non si è mai visto, come i sogni appunto, che sono nuovi ogni volta e antichissimi. Un sorriso correva sulle labbra della madre mentre posava la tazzina di caffè davanti a me e mormorava un "prego" gentile, senza guardarmi. Allora mi accorsi che rideva dentro di sé per qualche indistruttibile accadimento nel mondo di ieri o di domani. L'attesa era viva e quasi immobile, e sono gli attimi che la memoria trattiene per sempre. D'un tratto la giovane si voltò verso la donna con il bambino in braccio e tutt'e tre - ti giuro - scoppiarono in un riso alto, limpido, senza ragione e senza freno; i tre visi si accostarono e si baciarono, poi si volsero a me come se mi conoscessero da sempre; prima di separarsi, con la luce della felicità che si attenuava sulle guance della madre e negli occhi del bambino e nelle mani della nonna. La visione era trascorsa, e forse non sapevano di averla attraversata.
Ne hai visti anche tu di momenti simili. Bisogna ripetere che questo esiste, perché se non ci rendiamo conto della felicità non possiamo neppure capire la disperazione. Essere felice è un momento di serena certezza che tutto abbia un significato; quando d'improvviso la vita ci conforta e si mostra fraterna.
Franco Ferrucci, Lettera a un ragazzo sulla felicità (1982)
M&M (Maria & Maebh che si legge Méiv)