È gente bella, soprattutto questi dell'interno, che hanno lineamenti fini, sembrano discendere dai faraoni egiziani...
Il progetto non è un'iniziativa benefica, anche se propriamente farà del bene, se partirà come si deve. Si tratta semplicemente di coltivazioni, di un'impresa agricola.
Mio marito ha costituito una società con altri colleghi e con un senegalese che ha lavorato molti anni in Italia, ma ora è ritornato per vivere là, e dare un futuro ai suoi figli. Non vuole più essere un immigrato, ha un altissimo senso della propria dignità, sa che l'unico modo è farsi aiutare per costruire là qualcosa di solido.
In Senegal non c'è lavoro, nessuna speranza di sviluppo; anche se la loro terra è fertile e il fiume dà tutta l'acqua necessaria, non hanno i mezzi per coltivare su larga scala perché il mercato è ristretto. Fanno cipolle, arachidi, meloni, roba per l'uso locale, non hanno i soldi per iniziare su grandi estensioni.
Si tratta allora di far partire, con un investimento iniziale supportato dalle banche, una coltivazione redditizia, che trovi un mercato estero molto vantaggioso. Hanno scelto di coltivare okra (là la chiamano gombo), e di mandarla su a Londra, dove i 12000 ristoranti etnici ne fanno grande uso. Fra l'altro proprio adesso in UK c'è una grandissima richiesta di verdura.
Hanno individuato un terreno adatto e vicino alla capitale, per la facilità di trasporto.
Una volta partiti con il gombo (l'hanno già provato su piccola scala, lo scorso anno, e viene benissimo), potenzieranno e diversificheranno la coltivazione.
Allo stesso tempo sperano che il governo finalmente sblocchi i contributi per la coltivazione del riso. Ora ne comprano molto all'estero, credo dalla Cina, ma c'è un progetto ministeriale di indipendenza nella produzione. Il socio di mio marito spera di poter finalmente coltivare tutti i terreni della sua famiglia, che sono vastissimi.
Detto così sembra tutto facile, ma non lo è affatto. Mio marito è già andato giù un'altra volta, perché quando siamo scesi insieme non era stato concluso niente di concreto.
È andato anche a Londra dove ha contattato importatori pakistani molto interessati a questa produzione. Vorrebbero anche altri prodotti, li pagano benissimo.
Ci vuole pazienza, tenacia, cognizione di causa. Allora puoi dar da lavorare a tanta gente, che guadagnando potrà mandare i figli a scuola e contribuire a un inizio di sviluppo. Io lo spero. Non è con la beneficenza che aiuti questa gente, ma dando loro una possibilità concreta di cambiare da soli le cose, di non subire la corruzione là dilagante, la prepotenza dei gendarmi; un passo per volta, e tutti quei bei visi sorridenti di scolari non dovranno attraversare mari e oceani per trovare un futuro.