Ringrazio @dani per essere stata così esplicita. E si capisce anche che, quando c’è un problema iniziale nell’attaccamento del cucciolo, poi si può intervenire solo favorendo un nuovo tipo di attaccamento, che dev’essere chiaro, sicuro e fiducioso, nella famiglia adottante.
Per questo serve tutta la fermezza e la coerenza di cui il cucciolone ha bisogno, ma è necessario anche fare attenzione a non incrementare la frustrazione e a favorire la calma e l’appagamento. Per questo ritengo che la scelta della dieta casalinga, in un contesto di “rivoluzione” delle abitudini di Bart, abbia favorito un suo riposizionamento.
Vorrei anche spendere due parole circa la denominazione “metodo gentile”.
Il “gentilismo” è spesso un altro modo per cercare di ottenere dei risultati da un cane senza tener conto di ciò che avviene nella sua mente né delle emozioni che prova.
I cani non sono stupidi: si accorgono perfettamente quando usi i bocconcini per adescarli o quando cerchi di distrarli da una cosa in modo sciocco e maldestro, usando altri stimoli.
Chi non usa metodi violenti o coercitivi non è necessariamente un “gentilista”: un approccio cognitivo, relazionale, sistemico, considera il sistema cane nella sua relazione con gli individui del suo gruppo familiare, e suggerisce comportamenti e strumenti corretti.
Faccio un esempio: il mio cucciolone è in piena adolescenza. A me fa piacere che Maebh mi aiuti a farlo crescere: lei è capace anche di sgridarlo pesantemente. Subito dopo, però, gli offre altre opportunità.
Io uso spesso le modalità che lei mi suggerisce, e faccio attenzione alla postura che assumo e al mio tono di voce.
La referenza si costruisce un po’ per volta.
Bravi voi a mettervi in gioco.