Noi che stiamo sempre in casa viviamo la situazione di riflesso ma con non minore preoccupazione, angoscia e incertezza del futuro. Siamo preoccupati per la salute dei nostri anziani, del personale sanitario allo sbaraglio, dei nostri cari esposti, e per ciò che sarà per i nostri figli.
Chi nel lavoro ha responsabilità di altre persone (penso a Carlo, che si è raccontato così bene e deve anche pensare allo stipendio di altri), sta navigando a vista e con fatica. C’è chi sta già guardando al dopo e deve fare scelte drastiche e oculate, per il bene di tanti e non solo della propria famiglia. Ne ho esperienza diretta.
Siamo tutti uniti e incerti e feriti.
Vediamo amministratori più o meno consapevoli, più o meno capaci, più o meno bravi a comunicare. Gente che responsabilizza i cittadini e gente che li tratta come mandrie.
Questa situazione, a mio avviso, si è generata dall’insipienza (di molti o di pochi) e, come diceva un tizio, dal credere che “viviamo nel migliore dei mondi possibili” (sappiamo poi che fine fa il povero Pangloss nel Candide di Voltaire).
Mi danno fastidio gli inconsapevoli che girano fregandosene del prossimo e del pianeta (e quelli, come ribadisco, ci saranno sempre: non è demagogia - parola che ha un significato ben preciso - ma un semplice dato di fatto); ma ben maggiore responsabilità, in questa situazione, ce l’ha chi sta ai vertici e non ha agito con politiche consapevoli e tempestive (perché no, la produzione non si ferma, perché la nostra sanità è migliore, perché tanto chi se ne frega di un po’ di anziani)... La Lombardia è una piaga aperta nel cuore dell’Italia.
Ma guardiamo anche a che cosa succede fuori dall’Italia.
Qualcosa cambierà, forse, nella consapevolezza delle persone.
Io spero nel futuro che vedo nell’impegno di tanti giovani: un impegno politico nel senso profondo del termine, un impegno per la pòlis, la comunità, l’ambiente.
E, pardon, questa non mi pare demagogia.