vi invito a leggere questo articolo di Alex Capra che ho trovato davvero interessante.
"Occhi scuri, dolci, frange dorate, animo sensibile e gentile.
Se dovessi descriverlo con un’unica frase però direi che è un cane che non si difende.
Nei cani aggressivi è molto facile riconoscere i limiti; quando un cane aggressivo è in difficoltà, lo dimostra con comportamenti che tutti sono in grado di riconoscere: abbaiare, drizzare il pelo, ringhiare, irrigidirsi...
Anche i cani paurosi indicano con chiarezza quando è troppo: coda tra le zampe, occhio tondo con la pupilla dilatata, tremare, arretrare o cercare di allontanarsi e fuggire.
Questi limiti, questi confini nella capacità di sopportare una situazione, sono molto meno riconoscibili nel golden retriever.
Quando è cucciolo tutti lo vogliono accarezzare, abbracciare, e da adulto non è diverso. Quando è cucciolo incontra qualunque altro tipo di cane senza problemi, e da adulto non è diverso.
Quando è cucciolo può essere portato ovunque, e da adulto non è diverso.
E’ il cane che è buono con tutti, che deve essere buono con tutti. L’assenza di reazioni aggressive o di timore portano però i proprietari a esporre il cucciolo, e il cane adulto, a situazioni che il cane non è in realtà in grado di affrontare senza subire stress.
La sensibilità, la capacità media di sopportare lo stress, la bassa aggressività ne fanno un cane che può facilmente subire situazioni superiori alle sue capacità emotive e sociali.
La maggior parte dei golden è in grado di superare le difficoltà e avere una vita felice, ma in alcuni soggetti la continua esposizione a fattori di stress può causare nel tempo la comparsa di comportamenti problematici.
L’extraterrestre. La prima volta che ho pensato a forme di vita aliena è stato con una golden femmina. La cagna era lì, o almeno, il suo corpo era lì, perché la sua mente credo stesse vagando su un altro pianeta. L’extraterrestre è un golden che si è costruito una barriera che lo isola dal mondo. Non sembra stressato, solo non sembra interessato a niente e nessuno in particolare. Dimostra poca attenzione, poca concentrazione, non rivolge lo sguardo verso il viso, può essere apatico e comunque distaccato. Non cerca il contatto con le persone, ma tollera passivamente l’essere avvicinato e toccato. Nel lavoro di apprendimento rinuncia facilmente, si sdraia o si allontana.
L’iperattivo. Tira al guinzaglio che manco una muta di alaskan husky, può mordere il guinzaglio e saltare addosso, se lasciato libero corre a palla da flipper verso (contro) cani e persone, reagisce agli stimoli senza prendersi il tempo di ragionare prima e durante l’interazione, è molto eccitabile nel gioco, quando arrivano ospiti o i familiari tornano a casa, in generale in situazioni nuove o di forte stimolazione.
Il duro/l’aggressivo. In questa categoria lo stress del cane corrisponde ai livelli di ansia dei proprietari. Aiutare il cane significa anche aiutare i proprietari a superare lo shock di avere un golden che ha esibito aggressività. E’ anche la categoria rappresentata quasi unicamente (nella mia esperienza) da maschi (cani maschi...). Nel caso più frequente il cane si protegge dallo stress con uno scudo di comportamenti di imposizione: testa e coda alte, rigidità, posture laterali, mento sul collo. In alcuni soggetti però compaiono comportamenti di minaccia: ringhiare, mostrare i denti, abbracciare (i due cani sono in piedi sulle zampe posteriori), il display a bocca aperta (aprire la bocca senza mordere). In rari casi il cane può attaccare e mordere, anche cani e persone che non lo hanno provocato. Ricordo un golden che ha minacciato e minacciato di mordere diverse persone, e un golden che ha attaccato e morsicato due labrador femmine.
Il percorso di recupero inizia dai proprietari: imparare a riconoscere i comportamenti di stress, le cause che lo scatenano, riconoscere i confini delle capacità del cane e rispettarli, estendendoli attraverso un programma che sviluppa la comunicazione e la fiducia.
Un cane che non si difende può sembrare più facile da vivere di un cane aggressivo o pauroso. In realtà richiede una grande sensibilità, per evitare che subisca anche involontariamente abusi che lo portano a perdere sicurezza, isolarsi in se stesso, reagire in modo eccessivo o non contestuale e non comunicativo.
Sta a noi aiutarlo a sviluppare sicurezza e fiducia in se stesso, in noi e nel mondo.
Siamo noi la sua difesa dallo stress!"
alexa capra, 14 novembre 2011